Altre impegnative traduzioni e raccolte degli anni Duemila: Vallejo, Cardenal, Arguedas

Un'importante impresa che Antonio conduce in questi anni sarà la ripubblicazione dei due volumi dell'opera poetica completa di César Vallejo tradotto negli anni Settanta da Roberto Paoli. In questa nuova pubblicazione vengono riportati gli interventi correttivi che Paoli aveva continuato a produrre nel corso degli anni. «L'esercizio della traduzione» - scrive Antonio - «era per lui uno strumento quotidiano di appropriazione e di interpretazione, indipendentemente dall'esistenza di un progetto già definito di pubblicazione». E continua, ricordando i confronti e le convergenze con l'amico, negli anni Settanta e oltre, nelle aule dell'Istituto Ispanico fiorentino: «Paoli, sempre attento agli sviluppi della riflessione teorica sulla letteratura, ha avuto tuttavia una sana insofferenza per le teorizzazioni astratte sulla traduzione, spesso elaborate con chi non si è mai cimentato direttamente con il duro lavoro “sul pezzo”». «Questo non significa», aggiunge, «che non si possa rintracciare nelle sue scelte una decisa opzione metodologica, che si è andata consolidando nel corso degli anni» 64 L'impresa vallejana, nei progetti di Antonio, avrebbe dovuto continuare con altre pubblicazioni. Cosi infatti conclude la sua presentazione: «Con la restituzione ai lettori italiani della poesia di Vallejo in una splendida traduzione iniziamo un percorso di riscoperta anche degli scritti del poeta. Dal romanzo «proletario» El Tungsteno al racconto Paco Yunque, dai réportages sulla Russia alle opere teatrali, c'è il lavoro costante e disperato di un peruviano trapiantato in Europa, che solo dopo la sua morte ha visto riconosciuta la sua statura di grande fra i grandi del Novecento». 65 Tuttavia, venuta meno la collaborazione con la casa editrice Gorée, il progetto si interrompe. Curerà invece nel 2012 una scelta antologica della poesia di Vallejo per la collana del «Corriere della Sera» Un secolo di poesia. 66

Nel 2007 Antonio ha portato a termine anche la traduzione di un'opera poetica vastissima di uno scrittore che segue e traduce dalla giovinezza, Ernesto Cardenal, Homenaje a los indios americanos, uscita nel 1969. Un'opera, osserva Antonio, che anche a parecchi anni di distanza dalla sua uscita

conserva la sua centralità nella produzione del poeta. Si presenta come un punto di convergenza delle istanze più profonde che animano la sua ricerca, sospesa fra la lettura del passato e la proiezione nel futuro. Nei testi che si riferiscono alle civiltà precolombiane, lo sguardo si sofferma spesso sull'azione corrosiva del tempo. Ma le rovine dei regni passati rappresentano anche uno stimolo per una riflessione sulla natura di quelle culture stroncate dalla conquista europea. 67

Il suo guardare al passato delle culture indigene diventa quindi una «proiezione retrospettiva di tensioni che investono il presente. Al tempo stesso il raccordo con l'attualità viene recuperato anche attraverso il fascino della cosmologia degli antichi popoli. Il loro tempo ciclico s'intreccia con la speranza cristiana della resurrezione, che è un motivo ricorrente in tutta la raccolta». Così è per il rapporto con la natura, dove domina «un'idea della fraternità fra tutti gli esseri viventi che si contrappone alla concezione antropocentrica e prometeica della cultura europea». C'è quindi in Cardenal un recupero di una sorta di comunismo primitivo; e, recuperando il tratto utopistico presente nell'esperimento dei Gesuiti nelle Missioni in Paraguay, lo proietta in realtà su tutta l'opera. La breve introduzione, così concisa rispetto all'impegnativo lavoro di traduzione dell'opera, viene  poi chiusa da Antonio in una sintesi perentoria:

Homenaje a los indios americanos contiene alcuni dei testi poetici più alti di Cardenal. Al tempo stesso si presenta come una proposta radicale di rovesciamento dello stile di vita del mondo occidentale, che porta con sé un carico di morte. Nella sapienza millenaria dei popoli americani c'è un immenso patrimonio dal quale attingere per stabilire un nuovo patto fra gli esseri umani, così come tra di loro e la natura 68

Un altro dei poli dell'attenzione di Antonio è, come sappiamo, l'opera di José María Arguedas. Nel 2011 vengono raccolti in spagnolo, e pubblicati a Lima, tutti i saggi che ha scritto fino allora, alcuni dei quali usciti originariamente in italiano. 69 Ma su Arguedas continuerà a scrivere e a pensare fino all'ultimo, con interventi a Padova, a Siena, a Pisa, a Catania, fino a quello preparato per il congresso JALLA del 2016. La scrittura di Arguedas viene filtrata attraverso la sua produzione quechua, la presenza e la persistenza nella sua opera dell'oralità (continua con intensità il parallelo impegno di Antonio, insieme a quello di altri studiosi, a rintracciare elementi di persistenza della poesia orale anche improvvisata, studiata sia in America che in paesi del Mediterraneo) 70
Continuano anche i viaggi in America Latina, più radi, e gli incontri e gli inviti a intellettuali, poeti, scrittori latinoamericani a Siena ma anche a Firenze, 71 incontri sempre amicali, portatori di scambi futuri, di progetti da attuare perché non cada l'attenzione rivolta alla voce nascosta dei popoli latinoamericani.

Nel novembre del 2012 Antonio chiude la sua carriera accademica a Siena (ma insegnerà per altri due anni, con contratto gratuito, Letteratura Ispanoamericana). In quell'occasione riceve un dono, inaspettato, da parte di un gruppo di colleghi, una raccolta in suo onore dal titolo apparentemente leggero, ma in sintonia con le sue passioni musicali e con la sua personalità: America Latina. Variazioni per Antonio Melis, a cura di Maria Rita Digilio, Roberto Francavilla, Andrea Landolfi e Maria Beatrice Lenzi.

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64 A.M., Il ritorno di César Vallejo, in César Vallejo, Opera poetica completa I, a cura di Roberto Paoli, Iesa, Gorée, 2008, p.XXII.

65 Ibidem, p.XXIII.

66 Cfr. César Vallejo, Se sopravvive la parola, a cura e con introduzione di A.M., Milano, Corriere della sera,2012.

67 A.M., La lezione di vita degli Indios Americani, in Ernesto Cardenal, Omaggio agli indios americani, Napoli, Marotta & Cafiero, 2007 [ma 2008], p.11.

68 Ibidem, p.15. Le precedenti citazioni alle pp.12 e 14.

69 A.M. (con Carmen Maria Pinilla e altri), José María Arguedas. Poética de un demonio feliz, Lima, Fondo Editorial del Congreso del Perú, 2001.

70 Cfr. il convegno senese del 2010, Verba Manent. Oralità e scrittura in America Latina e nel Mediterraneo, uscito poi, per cura sua e di Rodja Bernardoni a Roma, Artemide Editrice, nel 2011. Per la continuità di queste ricerche cfr. Giovanni Gentile G. Marchetti, Antonio Melis: studi letterari e passione civile, cit.

71 È invitato spesso al Centro studi e iniziative America Latina, presso il Circolo Vie Nuove; lì presenterà, il 27 novembre 2013, un affollatissimo incontro dedicato allo scrittore cileno Luis Sepúlveda.



Antonio melis congedo Siena 12 dicembre 2012
Una rara foto scattata il 12 dicembre 2012 in occasione del saluto dei colleghi e degli studenti senesi ad Antonio per la chiusura della sua carriera accademica (foto archivio Melis)