Esperienze padovane
Trasferito poi il padre a Padova, frequenta l'ultimo anno del classico (1959-60) al “Tito Livio”, liceo legato solidamente, e in modi piuttosto nozionistici, alle discipline tradizionali di quel corso di studi.
Si iscrive quindi alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Padova, seguendo, tra gli altri, i corsi di filologia romanza, tenuto da Gianfranco Folena, di italiano contemporaneo e di glottologia, retti rispettivamente da Giorgio Pullini e da Carlo Tagliavini.
Lo appassiona anche il corso di lingua e letteratura ispanoamericana tenuto da Giovanni Meo Zilio, da poco tornato da un lungo soggiorno in America Latina 3.
Ma non gli sfuggono le lezioni dell' incaricato per il corso di letteratura inglese, con seminari di letteratura nordamericana, Marcello Pagnini.
Nella Facoltà in quegli anni si fa sentire anche la presenza del germanista Cesare Cases, corrosivo critico militante, che dal 1959, e per qualche tempo, vi insegna.
Nei primissimi anni Sessanta l'Università di Padova si caratterizza per una spiccata vitalità delle attività studentesche. Sono organizzazioni molto vivaci, da quelle politiche a quelle di cultura musicale e cinematografica, fino a quelle che, come l'Ufficio Dispense, nato nel 1960, sono già embrionali case editrici (nel 1961 l'Ufficio, diventata Cooperativa studentesca con la presenza anche di docenti, cambierà il nome in Cleup, tuttoraattiva casa editrice). Antonio segue le proiezioni del CUC, l'attivissimo Centro Universitario Cinematografico, fondato nel dopoguerra.
Segue anche il Centro d'Arte, che, come il precedente organismo, è diretto da un gruppo di studenti, assolutamente autonomi dal corpo docente. Fondato nel 1945 e primo in Italia, negli anni Sessanta il Centro d'Arte organizza, nella splendida Sala dei Giganti del Liviano, frequentatissimi concerti di musica classica e di musica jazz (con presenze prestigiose, da Arturo Benedetti Michelangeli a Andrés Segovia, al giovanissimo Maurizio Pollini, a Lennie Tristano, al Modern Jazz Quartet, o, nell'inverno 1964, alle prime temute esibizioni del Nuovo Canzoniere Italiano, che iniziano a portare in giro canzoni popolari di lavoro e di protesta).
Iniziative tutte precorritrici di interessi sia culturali che politici, anch'essi costitutivi di quel complesso periodo di rinnovamento che va sotto il nome di Sessantotto.
E, bisogna aggiungere, la musica classica, il jazz, le canzoni dei Cantacronache resteranno tra le grandi passioni di Antonio anche in futuro, affiancate dalle nuove esperienze di canto, di ballo, di musica con cui verrà a contatto nelle sue ricerche in campo etnologico.
Per Antonio l'impegno politico è molto importante. Partecipa alle riunioni dell'UGI (Unione Goliardica Italiana), organizzazione politica che riunisce gli studenti di sinistra, diretta in quegli anni dal veneziano Gianni De Michelis. Ma già alla fine del 1960, dopo le opposizioni di piazza al governo Tambroni, con le sue sanguinose conseguenze (a Genova, a Reggio Emilia, in altri luoghi), pur nel difficile ambiente veneto, Antonio ha deciso di iscriversi al Partito Comunista, cui rimarrà legato per pochi ma determinanti anni 4.
Intanto la sua attenzione nei confronti delle scelte universitarie si focalizza sempre più sul settore di ispanoamericano, affrontato nelle lezioni di Giovanni Meo Zilio. Con lui si laurea, con il massimo dei voti e la lode, nel gennaio 1965, con una tesi su “L'influenza di Walt Whitman sulla poesia di Neruda” (relatori Giovanni Meo Zilio, Gianfranco Folena, e il glottologo Giovanbattista Pellegrini).
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4 Cfr.A. M., Prólogo a Leyendo Mariátegui (1967-1998), Lima, Biblioteca Amauta, 1999, p.5. (vedi anche, su questo sito, i Ricordi degli amici padovani Nino Zampieri, con cui nell'estate del 1963 aveva percorso tutta la Spagna in lambretta; Giovanni Preto, sodale in scelte politiche; Mario Mancini, compagno dell'ultimo anno di liceo e all'Università, ecc.)