I primi anni fiorentini
Nell'autunno dello stesso 1965 si trasferisce a Firenze, chiamato come assistente da Meo Zilio, allora incaricato di ispanoamericano alla Facoltà di Magistero. Vinto il concorso per assistente di ruolo nel maggio 1968, a Firenze Antonio risiederà fino all'autunno del 1996.
Qui cresceranno i figli Guido (nato a Padova nel 1967) e Claudia (nata a Firenze nel 1972), che avrà con la prima moglie, la coetanea padovana Rossana Freda.
Il soggiorno fiorentino sarà sul versante culturale già da subito molto importante, anzitutto per l'amicizia che lo legherà al poeta e intellettuale peruviano Xavier Abril. In un articolo del 2014, Antonio stesso esordisce dichiarando il suo «debito immenso» con Abril, ricordando quindi il primo incontro a Padova, e le successive frequentazioni dei primi «decisivi» anni fiorentini, all'allora Facoltà di Magistero:
Ho ascoltato le sue parole per la prima volta negli anni Sessanta quando ero studente all'Università di Padova e il mio professore di letteratura ispano-americana, il noto specialista dell'opera di César Vallejo Giovanni Meo Zilio, lo invitò a fare una conferenza ai suoi studenti.
Dal 1965 al 1967 ho avuto il privilegio di lavorare al suo fianco nell'Istituto Ispanico dell'Università di Firenze, diretto dal grande ispanista Oreste Macrì, insieme a Meo Zilio, con Roberto Paoli, traduttore di Vallejo, Eguren e Belli, e con Giuseppe D'Angelo, che in seguito fu un eccellente addetto culturale dell'Italia in Perù, durante il governo presieduto da Velasco Alvarado. Tra coloro che frequentavano quasi quotidianamente il nostro Istituto c'era Jorge Guillén, che allora viveva molto vicino alla Facoltà di Magistero, in via del Parione, dall'altra parte del fiume Arno.[...]
Per la mia formazione ispano-americana e soprattutto peruviana, quei due anni fiorentini furono decisivi, poiché Abril, a causa delle sue frequentazioni letterarie e personali, era un vero e proprio archivio vivente del Novecento.
Ci incontravamo quasi ogni giorno fuori dal lavoro, a casa mia o nella sua, attorno a un fiasco di Chianti e a qualcosa da mangiare. Xavier parlava e io, soprattutto, ascoltavo a bocca aperta e facevo domande. Molti dei personaggi letterari e artistici della prima metà del XX secolo, che per me (nato quasi quarant'anni dopo Abril) erano figure quasi mitiche, avevano fatto parte degli interlocutori quotidiani del poeta nei suoi anni giovanili vissuti tra Parigi e Madrid.
Un altro elemento che ha giocato un ruolo fondamentale in queste conversazioni, era la formidabile memoria di Xavier. Attraverso le sue citazioni sono venuto a conoscenza di alcuni poeti i cui testi erano all'epoca praticamente irraggiungibili: un nome per tutti, quello di Carlos Oquendo de Amat. Allo stesso tempo, attraverso i suoi riferimenti verbali, è nato il mio interesse, destinato ad essere permanente, verso l'opera di José Carlos Mariátegui. […] 5
con Xavier Abril alla Facoltà di Magistero di Firenze, 1968 (foto archivio Melis)