Pietro Clemente
Y recuerdo una briza triste por los olivos
Non ci vedremo più a Ribolla e a Pomonte nei prossimi anni, Antonio, ad ascoltare i poeti improvvisatori toscani, laziali, ma anche cubani o paraguagi. Né per il canto del maggio o come capitò una volta al ristorante della Compagnia.
Ci siamo frequentati quando in Via degli Alfani c'era la sede di Avanguardia comunista che divenne poi sede comune dell'MLS gruppo extraparlamentare un po' fanatico di cui fummo parte, ma lui sempre con esemplare ironia. Abitava allora in piazza indipendenza con Rossana e i figli. Facevamo cose culturali insieme tra Firenze e Siena, e mi stupiva sempre la grande duttilità che aveva e la capacità di parola conclusiva equilibrata ed efficace su tutti gli argomenti. Abbiamo fatto cose comuni che andavano dalle fiabe andine fino ai poeti improvvisatori toscani, passando per Bachtin e per Tutino, per gli antichi testi americani di Waman Puma cronista andino.
Aveva dell'arte Antonio nel pensiero veloce e nella parola conclusiva. Ma più ancora nel racconto e nella battuta. L'ironia dei sardi si era plasmata all'arte del comico veneta , e Antonio era una fabbrica di fuochi d'artificio linguistici. Anche autoironici. Nelle sue passioni non si è mai fatto mancare quel tocco di distanza e di sprezzatura che gli consentiva anche di ironizzare sulla morte dopo il suo infarto, che aveva ridotto la sua attività di maratoneta che forse era anche una metafora del suo modo di essere intellettuale plurale, non di quelli che in 100 metri non fanno in tempo a vedere il paesaggio, ma di quelli che attraverso una disciplina si possono consentire tanti giri e più equilibrati anche se affaticati arrivi. Amava la socialità e il vino, la narrazione di comitiva e di comunità. E la sua vita era piena di comunità di allievi. Era un insegnante notevole e appassionato. Non si sottraeva a questo – per altri pesante - dovere, sapeva che era la vita vera del suo sapere sempre in cerca di nuovi dialoghi. Li portava a cena e nelle visite latinoamericane, li seguiva nelle carriere.
Come non sentirne la mancanza. Con Antonio eravamo non solo coetanei-stretti, ma anche mezzo sardi, passati per gruppi politici comuni e attivi in medesime riviste politiche e culturali. E non è tanto l'essere stati colleghi ma soprattutto il suo carattere, la sua capacità di comunicare e di narrare che restavano impresse. Lui era docente di Letteratura ispano-americana, ma conosceva anche la storia e la letteratura della Spagna, aveva viaggiato ovunque in America Latina e conosceva tanti intellettuali coi quali faceva scambi e dialoghi anche in Italia. Era lui stesso una rete di reti di intellettuali, di poeti di scrittori, oltre che mezzo antropologi come Arguedas, e critico fondamentale per i grandi scrittori latino-americani. Era sempre sorridente e conciliante anche quando teneva nettamente la sua posizione. Una persona molto amata e stimata che ci mancherà molto, anche nel mondo di rapporti sconnessi e invecchiati che viviamo attualmente.